Pillola ru486: Un’ esperienza da condividere

Voglio offrire la mia esperienza con la pillola abortiva, creando un blog ove le donne possano confrontarsi.

Consultarne uno prima di sottopormi all'assunzione del farmaco mi sarebbe stato di grande aiuto, ma tutto quello che in rete ho trovato, eccetto estremamente esigue informazioni scientifiche, sono stati articoli di tenore rotocalchesco, ingenui opinionismi, crociate cattoliche.  

Non intendo ora esprimere l'aspetto emotivo del percorso che ho condotto e le riflessioni che mi hanno portata a scegliere di abortire, ma il percorso medico in sé, ovviamente per come l'ho vissuto io.  

Premessa in due parole: l'aborto farmaceutico in Italia è possibile entro i 49 giorni di gravidanza ed avviene attraverso l'assunzione un primo tipo di pillole e, a distanza di 48 ore, di un altro tipo. 

Io mi sono rivolta all'Ospedale di Pontedera, che, per via del clamore che tale sperimentazione aveva agitato qualche tempo prima, ricordavo praticasse gli aborti con la RU486. 

Era un lunedì.. Prima ho provato a telefonare per avere informazioni ma non ho concretizzato granchè: il telefono squillava a lungo e a vuoto, o se qualcuno rispondeva mi rimandava da un interno all'altro.. Così ho deciso di chiamare l'Ospedale di Siena, dove però la disorganizzazione si è rivelata forse ancora più grave: il reparto di ginecologia mi ha dato il numero di cellulare del medico indicato competente, il quale però, l'unica volta che ha risposto, ha detto che aveva fretta e di richiamarlo, dopodiché non ha più risposto.. Riprovando con Pontedera, sono alla fine riuscita a parlare con un'infermiera che mi ha edotto sugli adempimenti da compiere prima di poter avere un appuntamento, ovvero: richiesta del medico curante, test di gravidanza dell'ASL e data dell'ultima mestruazione.

Per quell' Ospedale l'interruzione faracologica è fattibile se al momento dell'intervento non sono passate più di sette settimane dall'ultima mestruazione.

Ho deciso di andare di persona il giorno dopo, martedì, per parlare direttamente con chi di competenza: avevo con me la richiesta del medico ma non il test, che in quel poco tempo non ero riuscita a fare. Tuttavia nessuno dei due è servito poiché mi è stato detto che le pillole vengono ordinate solamente il lunedì e, considerando che pertanto la avrebbero potuta ordinare non prima del lunedì successivo, e che sarebbe arrivata quello dopo ancora, e considerando anche la mia ultima mestruazione, il tempo globale risultante superava le sette settimane…  

[L'ordine e l'arrivo del farmaco hanno tempi lunghi perché deve essere importato dalla Francia ed essere autorizzato al suo ingresso in Italia] 

Lo stesso Ospedale di Pontedera mi ha suggerito di rivolgermi a quello di Empoli, dove gli ordini vengono fatti ogni giorno. Inoltre, lì il calcolo delle sette settimane viene fatto in base ad un reale riscontro ecografico dello stadio gestazionale. Questa prassi è molto importante per chi, come me, ha il ciclo irregolare e l'ovulazione oltre i quattordici giorni, poiché ciò significa che il concepimento, ed il relativo tempo di gestazione, sono assai più recenti che in un ciclo "standard": l'analisi ecografica consente di verificare nel caso specifico questi parametri e l'idoneità ad abortire col farmaco, mentre "il metodo" dell'ultima mestruazione crea ingiustificate esclusioni.

 In effetti, arrivata ad Empoli, come prima cosa mi hanno sottoposto ad un'ecografia, dalla quale hanno stabilito che potevo  rientrare nel percorso RU486: in pratica l'idoneità corrisponde ad una non visibilità dell'embrione nell'utero, che è ancora talmente piccolo da non vedersi a tale riscontro. 


Dopo questa prova mi hanno consegnato un foglio informativo sulla procedura. A dire il vero quel foglio non era adatto a rispondere alle perplessità e alle esigenze di chiarimento che mi si manifestavano, ed ancor meno lo era il personale medico, che si è sempre dimostrato brusco e sbrigativo (ad eccezione di una sola dottoressa), mentre le infermiere hanno mostrato più disponibilità ed attenzioni.

 In seguito all'ammissione alla procedura abortiva farmacologia, viene fissato un appuntamento dopo una settimana esatta: un medico mi ha consegnato le pillole, che ho poi assunto in una camera dell'Ospedale, dove mi è stato assegnato un letto, sotto la supervisione del personale infermieristico. Si tratta di tre pillole identiche. Non danno alcun sintomo fino al giorno dopo, quando succede quello che il foglio non dice..

Io ho assunto la prima mandata di pillole verso mezzogiorno, sono rimasta tre ore sotto osservazione, al termine delle quali ho firmato le dimissioni volontarie e me ne sono andata.

[L'alternativa è rimanere in Ospedale per tutti e tre i giorni, ma a mio parere non ne vale la pena]

L'indomani mattina, svegliatami, ho avuto una perdita di sangue, manifestazione che, a detta del foglio informativo, doveva essere successiva solo alla seconda assunzione di pillole. Le perdite continuavano, unite a nausea, cosi' ho chiamato l'Ospedale allarmata, ma mi hanno rassicurato: proprio quello era l'aborto.

Le perdite ematiche sono continuate, unite ai classici dolori mestruali, ed anzi sono divenute sempre piu' abbondanti, con perdita di grossi coaguli di sangue.

Il giorno seguente sono tornata ad Empoli, quasi convinta che l'aborto fosse gia' andato a buon fine, e sperando di non aver bisogno delle altre pillole, idea che ho manifestato anche alla dottoressa addetta a farmi l'ecografia di controllo, che deve precedere la seconda assunzione. Ma la dott.ssa mi ha prontamente disilluso, con una tale energia che ho iniziato a temere che la procedura non avrebbe funzionato su di me. Solo dopo, come vi diro', ho capito che quell'energia era piuttosto frettolosità e fastidio per casi come i nostri. Comunque, la reazione di quel medico mi aveva convinta della necessita' di espellere dieci volte il quantitativo del giorno precedente.. 

Con la seconda assunzione sono iniziate le paure. Devo dire che io sono abbastanza ansiosa e pessimista, ed ho iniziato a tempestare le infermiere di domande, che non mi hanno che complicato quei momenti con risposte imprecise e contraddittorie. Ho iniziato a pensare al rischio di emorragia, o, al contrario, di fallimento della procedura e alla necessita' del raschiamento.. ho penato tantissimo. Per fortuna avevo nella stessa stanza una compagna di sventure con cui confrontarmi.. 

L'effetto di queste seconde pillole si esplica nell'arco di circa cinque ore. Così, immediatamente dopo la loro assunzione, è iniziato per me un inquietane conto alla rovescia: ho espulso ben poco sangue, qualche grosso coagulo (3 o 4) e poco piu'; bevevo il piu' possibile per favorire l'espulsione ma le ore passavano e niente. Ero a quel punto convinta di dover assumere ulteriori due pillole. Fallite quelle c'è il raschiamento..

Dunque, ricapitolando: ho preso la pillola alle 12.00, alle 17.00 è finito il tempo. Tuttavia alle 18.00 non si era ancora visto nessuno. Abbiamo risollecitato le infermiere ma senza risultati. Successivamente abbiamo scoperto il perche': in quell'orario, a ginecologia, erano di turno due medici obiettori, che rifiutavano di visitarci..

La loro proposta era di andare a casa volontariamente, senza sapere l'esito dell'intervento, e ritornare poi per verificare…

Abbiamo protestato e preteso di essere visitate, ed infine abbiamo ottenuto un controllo da parte dell'obiettore.. Quello che ci premeva non erano i suoi giudizi ma una prognosi sul nostro stato fisico..

Assicuratevi di assumere le seconde pillole in modo che al momento della visita sia di turno un non obiettore..   

Finalmente il medico ci ha visitato, e dall'ecografia ha evinto il successo dell'interruzione di gravidanza.


Spero che la valutazione dell'obiettore si confermerà esatta, quando andrò al controllo previsto tra circa due settimane.

Vi scrivo passati due giorni da quel momento. Ho perdite ematiche scarse, ancora dolori al ventre, sopportabili senza antidolorifici.

 

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